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Made in Italy: 600 milioni alle imprese, 300 milioni sugli immobili

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Seicento milioni per gli investimenti nelle imprese e 300 milioni per gli investimenti negli asset immobiliari. È la suddivisione della dotazione finanziaria del Fondo nazionale per il made in Italy, come emerge dalla versione definitiva del decreto attuativo firmato dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, e dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

La dotazione, originariamente fissata in 1 miliardo in due anni con la legge per il made in Italy (206/2023), è stata ridefinita in 900 milioni totali nel decreto milleproroghe che ha tagliato 100 milioni per destinarli al prestito ponte per la continuità dell’ex Ilva.


Il Fondo agirà su due aree di investimento prioritarie. La prima comprende l’estrazione, lavorazione, trasformazione, approvvigionamento, riciclo, riuso e distribuzione delle materie prime critiche. In sintesi, progetti per riattivare vecchie miniere, aprirne di nuove o creare almeno una filiera di lavorazione delle materie prime importate. Al secondo punto, viene previsto che il Fondo possa entrare in azione anche su altre filiere ritenute strategiche per intensità tecnologica e competitività.

Il decreto attuativo prevede che gli investimenti avvengano attraverso due veicoli, Fondo di real asset e Fondo imprese, che saranno affidati a due distinte società di gestione. Nel primo caso si fa esplicitamente riferimento a Invimit, società partecipata interamente dal ministero dell’Economia. Per il secondo Fondo, invece, ricorre insistentemente il nome del Fondo italiano di investimento, società controllata al 55% da Cdp Equity (Cassa depositi e prestiti), ma nel testo definitivo del decreto interministeriale si prevede che i due ministeri coinvolti effettuino la scelta all’esito di una procedura ad evidenza pubblica tra gestori dotati di particolare specializzazione e track record rilevante e comprovato nella gestione di fondi diretti e indiretti anche di private equity e che siano partecipati dal ministero dell’Economia, anche indirettamente.

Il Fondo real asset avrà una dotazione di 300 milioni e, direttamente o tramite sottoscrizione di fondi immobiliari, investirà in asset immobiliari, anche di origine pubblica, il cui utilizzo sia strumentale alle filiere strategiche individuate. Potrà ad esempio gestire e valorizzare le miniere italiane a favore di investimenti privati, anche esteri, a condizioni di mercato. Il Fondo imprese avrà invece una dotazione di 600 milioni e potrà partecipare (anche attraverso altri fondi), a condizioni di mercato, per un importo massimo fino al 50% dell’investimento di private equity complessivo nelle aziende target.


Fonte Il Sole 24 Ore

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