Il disegno di legge di Bilancio rifinanzia la Sabatini
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- 24 ott
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La misura Sabatini consente alle Pmi di ottenere un contributo da parte del ministero delle Imprese e del made in Italy che copre, in forma percentuale, gli interessi figurativi di un finanziamento quinquennale acceso per l’acquisto o il leasing di beni strumentali nuovi.
Le risorse sono incrementate di 200 milioni di euro per l’anno 2026 e di 450 milioni di euro per l’anno 2027. Nel tempo, accanto alla versione ordinaria, sono state introdotte linee dedicate per sostenere la transizione digitale, quella ecologica e il rafforzamento patrimoniale delle imprese.
La Sabatini ordinaria è rivolta a tutte le Pmi che investono in beni strumentali nuovi, con un contributo calcolato su un tasso convenzionale del 2,75%. La Sabatini 4.0 sostiene invece gli investimenti in tecnologie digitali e beni interconnessi, con una maggiorazione del contributo basata su un tasso del 3,575%. Analoga maggiorazione è prevista per la Sabatini Green, destinata alle imprese che acquistano macchinari e impianti a basso impatto ambientale, in linea con gli obiettivi di sostenibilità del Pnrr. Infine, la Sabatini Capitalizzazione premia le società di capitali che, contestualmente all’investimento, deliberano un aumento di capitale pari ad almeno il 30% del finanziamento: in questo caso il contributo è del 5% per le micro e piccole imprese e del 3,575% per le medie.
Restano comuni a tutte le versioni alcune regole di base: la durata massima del finanziamento è di cinque anni, l’investimento deve essere completato entro dodici mesi dalla stipula del contratto e, per importi fino a 200mila euro, il contributo può essere erogato in un’unica soluzione. Dal punto di vista operativo, la Pmi presenta la domanda di agevolazione alla banca o all’intermediario finanziario contestualmente alla richiesta di finanziamento. L’istituto verifica la documentazione, la regolarità dei requisiti e trasmette al Ministero la richiesta di prenotazione delle risorse. A seguito di questa procedura, il Ministero emana il decreto di concessione del contributo.
Il limite mai risolto di questa misura è legato al fatto che l’impresa deve presentare domanda a una banca prima di realizzare un investimento. Nella pratica, il giorno dopo può inoltrare l’ordine al fornitore. Però, se la banca non accetta successivamente l’operazione, l’impresa è obbligata a cambiare istituto finanziatore e, a quel punto, l’operazione riparte da zero, col problema, tuttavia, che l’ordine già formalizzato ne inficia la validità. Un intervento in questo senso, ad esempio per mantenere valida la data della domanda originale, con la quale impresa ha manifestato la volontà di richiedere l’incentivo, andrebbe incontro alle imprese.
Fonte Il Sole 24 Ore

